sabato 14 maggio 2016

Frankenstein: è proprio lui il mostro!





AutoreMary Shelley
1ª ed. originale1818
GenereRomanzo
SottogenereGoticofantascienza,
drammatico
Lingua originaleinglese
AmbientazioneXVIII secolo[1]
ProtagonistiVictor Frankenstein
AntagonistiLa creatura


Stavolta parleremo di un classico (che credo non abbia bisogno di presentazioni perciò non mi dilungo sulla trama).
Spesso nella credenza popolare si fa confusione e si chiama erroneamente Frankenstein il mostro, mentre questo è il cognome del suo creatore, lo scienziato. Ma non è in fondo un errore perché tra i due il mostro è indubbiamente lui: Frankenstein il pezzo di merd lo scienziato.
Come avrete scaltramente intuito, non nutro una gran stima per il suddetto perché dall'inizio alla fine si comporta proprio come uno stronzo con la sua povera creatura, da lui battezzata simpaticamente e amorevolmente "mostro": lo schifa fin dall'inizio senza motivo, pur avendolo creato lui e, persino davanti alle sue suppliche, continua a chiamarlo abominio senza motivo poverino. Solo perché un po' bruttino... Sarai bello te! Avrei proprio voluto vederlo che figo, sempre chino sui libri, sarà stato sminchio e pure gobbo e sicuramente vestito in modo dozzinale.
Ora questo è un mio parere personale. Condivisibile o meno. Non mi importa. Non è questo il punto. Il punto è un altro: questo romanzo suscita EMOZIONI.
EMOZIONI VERE.
Cosa rara al giorno d'oggi. Lo so, sembra uno di quei discorsi: "non fanno più i romanzi di una volta..." Ma è proprio così: se si confrontano i romanzi del passato - soprattuto i classici - con quelli odierni, si noteranno subito alcune differenze, che riassumo in tre punti fondamentali (che sono poi quelli alla base della critica/recensione di un romanzo):

1. CARATTERIZZAZIONE DEI PERSONAGGI
2. TRAMA
3. STILE

1. Decisamente superiore alla media odierna. I miei sentimenti di antipatia verso il dr. Frankenstein sono genuini perché disapprovo completamente il suo comportamento, mentre, nonostante le cattive azioni,  non posso che provare compassione per il mostro. Certo magari qualcun altro farà l'opposto, giustificherà la reazione dello scienziato e giudicherà comunque un assassino spietato il mostro, nonostante le attenuanti. Come dicevo, non è questo il punto. Il fatto è che il carattere dei personaggi, la loro psicologia è così autentica che non può non suscitare vere emozioni, positive o negative che siano. Perché i personaggi hanno vere emozioni, veri sentimenti, si comportano in un certo modo per un motivo, hanno spessore, si intuiscono le motivazioni più o meno profonde che li spingono ad agire. Ma soprattutto, caratteristica fondamentale, sono AMBIGUI. Questa è una delle meraviglie della mente umana che sembra si sia dimenticata: gli essere umani sanno essere buoni&cattivi allo stesso tempo, spietati con alcuni e carini&coccolosi con altri. Prendiamo lo specismo: gente che si scioglie nel guardare cani e altri animali da compagnia non esiterebbe a sparare a sangue freddo a un bel cinghialotto da fare al forno; io stessa mangio la tenera e saporita carne dei maialini, ma dovessi mai ucciderne uno scoppierei in lacrime. Vedete? Siamo tutti insensati e pieni di contraddizioni.
Gli uomini e i "mostri" di Frankenstein non sono né buoni, né cattivi: lo scienziato si comporta in modo crudele con la sua creatura, eppure è la stessa persona amorevolissima con il prossimo e la sua famiglia; il "mostro" cerca solo amore e affetto, da tutti rifiutato, eppure riesce a uccidere con lo stesso impeto con cui cercava amore. Ma d'altronde odio/amore non sono le facce della stessa medaglia?
Non so, non voglio entrare in termini filosofici.
Il fatto è  che troppo spesso noto nei romanzi odierni, anche quelli che si definiscono di "letteratura" (riderei fino a domani), proprio questa inconsistenza dei personaggi. Non hanno una vera personalità sfaccettata: ci sono le macchiette (quelli buffi perché così devono essere), i buoni totali (quelli che comunque vada aiuteranno tutti), i cattivi per partito preso, eccc... Tutti si muovono per favorire la trama, senza una personalità e motivi propri, ma tutti affetti, di volta in volta, da buonismo, da sindrome di salvare il mondo, o al massimo da drammi adolescenziali; ecco, questo è il massimo dello spessore psicologico a cui si ambisce: il teen drama! -_- Se ciò è ancora più evidente nei romanzi di avventura, fantasy, ecc... Forse le cose migliorano leggermente nei romanzi di formazione, dove c'è un po' più di approfondimento psicologico, ma qui si pecca per il secondo punto...

2. La trama! Dov'è la trama? 
Credo che nei romanzi di formazione non esista. Forse per definizione, mi viene da pensare a questo punto. In questa tipologia di romanzi non accade nulla! O meglio, accadono cose, sì, ma un po' così, non c'è una vera trama.
La trama è quella cosa per cui si creano una concatenazione di eventi: ce l'avete presente Otello? "Con l'ignara complicità della moglie Emilia, Iago fa arrivare un prezioso fazzoletto di Desdemona tra le mani di Cassio, convincendo Otello (che osserva di nascosto su consiglio di Iago) del tradimento di Desdemona...." Questa è una macchinazione: le cose non accadono un po' così, a caso, ma sono tutte funzionali all'epilogo, c'è una concatenazione di eventi, che in quel preciso ordine, porta alla risoluzione finale. Nei romanzi mediocri attuali le cose potrebbero accadere in qualsiasi momento del romanzo, prima o dopo, non farebbe differenza, non c'è trama, ci sono cose che capitano. (non stupisce la cosa, visto che il 99,99% sono romanzi autobiografici e nella vita reale non c'è nessuna trama, ma le cose accadono appunto un po' così a cazzo)
In Frankenstein la trama c'è, anche se ne ho viste di migliori, ma almeno c'è una certa concatenazione di eventi, anche se sono più che altro scuse per le riflessioni psicologiche/morali/filosofiche. Più che altro trovo discutibile (oltre al modo in cui sono narrati, vedi punto seguente) la descrizione di certi dettagli ininfluenti, non solo all'evolversi della trama ma anche alla caratterizzazione psicologica dei personaggi, a discapito di altri che sarebbero stati più pregnanti. Come i dettagli della creazione, della costruzione del corpo, che in un romanzo di fantascienza non sarebbero dettagli superflui; mentre alcuni dettagli della "love story" di un marinaio della nave di Walton o dei protettori del mostro se ne potrebbe fare anche a meno, incisi inutili a mio parere (trattandosi di un romanzo di fantascienza, quindi in cui reputo più pregnanti i dettagli "scienza" rispetto a quelli "pettegolezzi")


3. Qui la nota dolente: lo stile classico FA CAGARE! Ma il buffo è che molti scrittorucoli da strapazzo quando vogliono darsi un tono scimmiottano i classici proprio nell'unico elemento in cui andrebbero rifuggiti come la peste: la tecnica di scrittura. Quella è pietosa: lenta, poco efficace, noiosa, dispersiva. Il contrario di come si scrive per accattivare il lettore.
Il lettore odierno vuole intrattenimento, vuole una lettura piacevole, non pedante e moralista. Ma non significa automaticamente che apprezzi di più i romanzi spazzatura, banali, superficiali e mal costruiti al romanzo ben fatto. Tutt'altro. Persino il pubblico più ingenuo, inesperto e meno esigente davanti a un buon film (ben costruito, strutturato con una bella trama) ha comunque un moto di piacere, apprezzamento e godimento. Il pubblico/lettore odia annoiarsi, quello sì. 
E' proprio questa la sfida: argomenti, trame, caratterizzazione dei personaggi fatte bene, di spessore, ma drammatizzati in modo accattivante, con una scrittura semplice e scorrevole.
Facile, no?
No, affatto! E' proprio per questo che ci sono così pochi bravi scrittori.
La Shelley usa la forma epistolare: il romanzo è scritto sotto forma di lettere inviate da Sir Walton alla sorella. Credibile tanto come nulla; certo è normale che uno scrive lettere di 300 pagine! -_- Comodissimo tra l'altro, a quei tempi, inviare via posta tutte quelle missive! Contando che poi è narrato sempre in prima persona, ma di volta in volta cambia (alle volte è il dr. Frankenstein che parla in prima persona, alle volte è il mostro e altre è Walton), il senso di scrivere lettere va proprio a farsi friggere. Davvero non ne trovo l'utilità, poteva essere tranquillamente narrato in prima persona e tanti saluti.
Ma ciò è un dettaglio, ben peggio è la tecnica narrativa: è quasi tutto raccontato, il narratore si intromette in modo preponderante, lasciando più spazio alle sue riflessioni e mostrando molto poco delle scene "in diretta"; soprattutto non viene mostrata la scena della creazione del mostro, una delle parti più interessanti, per questo lo definisco più dramma che fantascienza, perché di processo fantascientifico ce n'é ben poco, non si sa come venga creato, con quale presunta tecnica/teoria scientifica. Si indaga più il rapporto tra uomo e limite della scienza: un modo di affrontare la fantascienza che a me piace molto; molto di più dello stile spara spara all'alieno, che al contrario racchiude più avventura, sense of wonder, mondi galattici, buoni&cattivi. Qui invece siamo nella riflessione più deliziosamente psicologica da me preferita. Ma questo è un mio gusto, sono entrambe degne di nota. 
Un'altra cosa che al giorno d'oggi non è ammessa, è questo tono così moraleggiante, filosofeggiante; troppe riflessioni esplicite; oggi si possono lanciare dei messaggi, ma devono essere più tipo pubblicità occulta: devono essere fatti intuire al lettore, egli deve leggere tra le righe, deve intuire il messaggio tramite le metafore; spiattellare così apertamente i propri concetti/opinioni/riflessioni è considerato di cattivo gusto e fastidioso.  Poteva farlo solo Umberto Eco, a lui lo si tollerava.


Direi che ho detto tutto. Consigliato? Sì. Non solo per il mito a cui è associato, per le riflessioni morali/filosofiche, che comunque non guastano e dovrebbero far meditare sul valore della carità e della compassione verso chi è diverso, sul senso e le conseguenze delle discriminazioni e del pregiudizio, ma anche per uno squisito esempio di fantascienza di "una volta", che riflette sul rapporto uomo/macchina, uomo/alieno/mostro. Un tipo di fantascienza che non guasterebbe recuperare, riportare in auge, a scapito degli "spara spara all'alieno"! (che non sono molto diversi dello spara spara all'indiano degli Spaghetti Western)
Però mi raccomando non imparate a scrivere come lei eh! :'D

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