domenica 15 maggio 2016

Una domanda provocatoria...

Cosa intendete con libri di "qualità"?

Il fatto è che mi sembra che si faccia tutto un gran parlare di questa presunta qualità di un'opera, ma in pratica cosa sarebbe? Ovunque si sproloquia di romanzi, di come farsi pubblicare, delle vendite, dell'impegno, del cuore che ci ho messo... Be', ma averci messo dell'impegno, passione e persino aver applicato regole grammaticali e narrative non garantisce qualità. Io posso averci messo tutto il buon impegno e onestà di questo mondo ed aver comunque partorito una schifezza.
Critichiamo tanto le CE che seguirebbero solo ed esclusivamente becere logiche commerciali (non dico di no, eh!), ma chi è DAVVERO in grado di VALUTARE la qualità oggettiva di un'opera?
Mi pare che si discuta un po' troppo poco di questo. Raramente trovo blog che si interpellano, si arrovellano, cercano di capire cosa sia davvero la critica, su cosa si basi, su quali siano gli elementi fondanti per capire se un libro è buono oppure no.
Secondo me questa invece è PROPRIO LA BASE! Se non si costruisce dapprima una critica forte, come si può giudicare cosa sia meritevole e cosa no? In base ai gusti? Allora hanno ragione le CE: se vende vuol dire che piace, e se piace vuol dire che è bello. Dopotutto i numeri di vendita sono un criterio più che OGGETTIVO.
Molti lettori, con presunzione, sono convinti che basti aver letto molto per per passare automaticamente al rango di critici letterari. Leggere molto, così come metterci il cuore, mi spiace ma non basta. Occorre una conoscenza molto più approfondita della letteratura e delle dinamiche narrative per potersi ergere a giudici. 
Tempo fa lessi un articolo in cui si sosteneva che la critica è sempre e comunque soggettiva. Interessante punto di vista… Quindi la critica davvero oggettiva sarebbe impossibile? Al massimo possiamo aspirare ad un'ampia condivisione di criteri di giudizio?
Penso al Manifesto Futurista o altri circoli letterari simili del passato: c'erano delle linee guida che si prefiggevano gli aderenti al movimento; gli artisti di vario genere, aderendo al movimento, con le loro opere esprimevano un concetto, uno stile di vita, un nuovo modo di rappresentare e di interpretare la realtà. C'era un senso, c'erano dei criteri...
Ora invece prevalgono due filoni di pensiero: chi trova che i libri abbiano senso solo se "faticosi", solo se necessitano di grande concentrazione e impegno per essere letti, e chi, all'opposto, si annoia se deve pensare troppo, vuole una scrittura facile e scorrevole, ma soprattutto non giudica il libro in base a quanta fatica mentale, a quanto dispendio di ragionamento impiega, ma in base al sentire, in base a quante emozioni positive o negative suscita, se il libro "ti prende", ti coinvolge.
Chi può dire se uno sia migliore/più giusto dell'altro? Valutare adoperando solo criteri razionali è un metodo valido? Non sottovaluta forse le emozioni? Perché un'opera che suscita molte emozioni dovrebbe essere di minor valore di una più "cerebrale"? E viceversa le emozioni, in quanto irrazionali, non sono valutabili, quindi non si potrà mai giudicare il "valore emotivo" di un'opera? 
Gamberetta ai suoi tempi aveva provato a erigere regole di scrittura e giudicare in base ad esse; il problema secondo me è che quel metodo peccava un po' troppo di tecnicismo: valutava le opere solo in base alla tecnica di scrittura facendo scivolare in secondo piano tutto il resto, dando troppa rilevanza allo stile, a discapito dei contenuti.

Al giorno di oggi chi si interroga su ciò? I letterati dormono, i filosofi non esistono… In effetti dovrebbe essere proprio compito della filosofia determinare i criteri di giudizio della qualità (be', finalmente dopo decenni ho capito l'utilità/il senso di questa materia, che al liceo ho sempre trovato così oscura, senza fondamento e senza scopo; finalmente ora ne colgo le applicazioni "pratiche").
Voi vi interrogate? Voi che ne pensate? Sono possibili dei criteri di giudizio oggettivo? Voi ne usate alcuni? Quali? E' possibile sceglierne alcuni di ampia condivisione per poter creare una sorta di linea guida per gli aspiranti recensionisti?

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